
Sono passati centootto anni ovvero oltre un secolo dalla tragedia dell’affondamento (15 aprile 1912), nelle gelide acque dell’Atlantico al largo di Terranova, del Titanic, mitica nave da crociera della White Star Line costruita nei cantieri Harland & Wolff di Belfast nell’Irlanda del Nord.
Da molti definita in maniera profeticamente nefasta “inaffondabile”, il Titanic rappresenta, ancora oggi, l’impotenza dell’essere umano contro le forze della natura e concludeval’epopea dei viaggi in mare che verranno sostituiti dai viaggi aerei.
In più di cento anni di storia abbiamo attraversato due guerre mondiali ed una “guerra fredda”, un (si spera) coronavirus, ma daquell’iceberg che distrusse il Titanic non abbiamo imparato nulla.
Sebbene la tecnologia dai tempi del Titanic abbia fatto passi da gigante, ancora oggi in ambienti dove non ci è data la possibilità di poter installare colonie umane, la natura difende il proprio territorio con le unghie e con i denti, ma il nostro intento resta e rimane sfidare gli “elementi” per imporre regole di vita a totale ed esclusivo appannaggio dell’essere umano perseguendo in un “titanico” errore che si ripercuoterà mediante sciagure epocali provocate da eventi naturali laddove l’ecosistema sia stato violentato a tal punto da non poter far altro che difendersi.
Stiamo parlando di cento anni di storia che hanno cambiato in maniera radicale la vita umana su questo pianeta, basti pensare alle differenze riscontrabili nella vita quotidiana senza però maidimenticare il costo in vite umane pagato dai nostri nonni e dai nostri bisnonni per poterci regalare una vita “comoda” e più o meno agiata a quasi tutti livelli sociali.
Nella Prima Guerra Mondiale morirono solo in Italia oltre mezzo milione di soldati, senza contare le vittime civili, le vittime degli alleati e le vittime degli avversari, nella Seconda Guerra Mondiale sommando tutti i paesi partecipanti tra vittime militari e vittime civili si raggiunse l’esorbitante somma di oltre settanta milioni di morti, un prezzo in sangue altissimo che non è stato però sufficiente a rivoluzionare il nostro sistema di vivere o perlomeno non per tutti.
Il Titanic non fu soltanto una bellissima nave, una città galleggiante, orgoglio di una nuova tecnologia di inizio del secolo scorso, ma una metafora del mondo odierno e passato dove le prime classi abbandonano il relitto che affonda sulle scialuppe di salvataggio e le seconde e le terze classi vengono sacrificate in nome di un progresso che rimane però di solo appannaggio delle prime classi.
Il 15 aprile l’invito quindi è non solo a commemorare le vittime di coloro che morirono in quel nefasto giorno del 1912, ma tutte le vittime di questo mondo che hanno pagato e che tutt’oggi pagano con una vita di stenti e con la vita stessa la logica di una società divisa in classi, così come lo era il Titanic, e altrettanto destinata ad affondare, ma con le scialuppe pronte solo per chi ha già in tasca un biglietto di prima classe.
Sul celebre transatlantico viaggiavano anche 40 italiani (9 passeggeri e 31 membri dell’equipaggio): solo 3 di loro sopravvissero alla tragedia.
Dei 31 membri dell’equipaggio 15 arrivavano dal Piemonte: tra questi c’era il cameriere di sala Rinaldo Renato Ricaldone, 22anni, che arrivava da Alessandria. Il Titanic fu la sua prima (e ultima, purtroppo) esperienza di lavoro su una nave. Ricaldone morì nel naufragio e le sue tracce si sono perse nel tempo.
Anche per loro il Titanic era il primo ingaggio su una nave. Due fratelli, originari di Fubine, Alberto Peracchio, 20 anni, eSebastiano Peracchio, 18 anni, quella notte furono, tra quelli con giacca e pantaloni neri, grembiule bianco, sul ponte delle scialuppe. Il loro turno per l’accesso alle barche di salvataggio fu consentito solo dopo quello degli altri passeggeri quindi, in quanto facenti parte del personale di bordo, furono ben lontani da effettive possibilità di salvezza. Entrambi i fratelli Peracchiomorirono nel naufragio.

(*) – Claudio Bossi è considerato tra i più qualificati esperti internazionali della storia famoso transatlantico.
Bossi ha scritto numerosi articoli e libri sull’argomento: tanto per citare “TITANIC – Storia, leggende e superstizioni sul tragico primo e ultimo viaggio del gigante dei mari” (Giunti/De Vecchi Editore); “Gli enigmi del TITANIC” (Enigma Edizioni); ha pubblicato poi “Naufragi” (Il Saggiatore Editore); “Io e il TITANIC” (Pietro Macchione Editore); “Il picasass sopravvissuto al TITANIC – La storia di Emilio Portaluppi” (Pietro Macchione Editore) e sarà prossimamente in libreria con un nuovo il libro “La numerologia del TITANIC” (LuxCoÉditions).
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